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Sport e cartilagine

 

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La  cartilagine del ginocchio è a forte rischio usura, soprattutto nei soggetti di età adulta e in quelli che praticano sport, sottoponendo così gli arti a cominciare dalle ginocchia ad uno sforzo che prolungati nel tempo consuma le articolazioni e la loro naturale postura. Si tratta di un problema di natura fisica decisamente fastidioso e che in taluni casi non si può risolvere in modo naturale ma necessita di un’operazione con eventuale posizionamento di una protesi.

 

 

A cosa serve la cartilagine

Come funziona normalmente la cartilagine? Si tratta di un tessuto che permette il naturale movimento degli arti, a cominciare dal ginocchio con le sue articolazioni, ma quando viene sottoposto a sovraccarichi continui come può succedere in chi pratica sport oppure fa lavori usuranti che comportano il fatto di stare molte ore in piedi oppure piegati, allora la naturale lubrificazione della cartilagine viene meno costringendo il soggetto che viene colpito a dolori anche lancinanti e rigidità articolare.

 

Dolori e lesioni della cartilagine

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Inoltre nel caso di lesioni di carattere degenerativo, la cartilagine perde progressivamente la sua elasticità e con il tempo si registra la scomparsa della superficie cartilaginea che comporta l’esposizione dell’osso sottostante. Invece le lesioni alla cartilagine di origine traumatica possono essere causate da traumi di tipo diretto e indiretto, associate in alcuni casi a lesioni dei legamenti o dei menischi. Ed è fondamentale sapere che la cartilagine contrariamente ad altri tessuti, non è in grado di rigenerarsi.

Il dolore si manifesta ogni volta che si compie un movimento, soprattutto nei movimenti di flessione, ma i sintomi non sono così chiari come ad esempio nel caso della lesione di un menisco che comporta invece dolore fin da subito. Il ginocchio si presenta gonfio nella parte anteriore o posteriore e il dolore si avverte nella parte interna o posteriore specialmente dopo uno sforzo come una camminata oppure quando si salgono degli scalini. E l’usura delle cartilagini può provocare anche l’artrosi.

 

 

Diagnosi e cure per la cartilagine usurata

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Esistono diversi strumenti per diagnosticare le lesioni della cartilagine, a cominciare dalla risonanza magnetica nucleare con il attraverso il mezzo di contrasto che è in grado di evidenziare lesioni osteocondrali, ma non quelle solo condrali che invece si possono verificare grazie ad un’artroscopia. Una volta determinata la reale esistenza di un consumo della cartilagine, di comune accordo con l’ortopedico si decide anche come curare l’arto. Sono infatti diverse le tecniche adottabili, dalla rimozione  del tessuto cartilagineo degenerato al lavaggio in artroscopia per rimuovere i detriti che provocano il processo infiammatorio. Inoltre si possono eseguire infiltrazioni a base di acido ialuronico che funziona come lubrificante per le articolazioni e provoca una parziale rigenerazione della cartilagine mentre gli antinfiammatori non cortisonici (i cosiddetti FANS) possono aiutare nelle prime fasi della cura, ma sono in realtà un palliativo.

 

Protesi al ginocchio, come funziona

In casi particolarmente gravi di correlazione tra sport e cartilagine, con un consumo reale e oggettivo, si parla di protesi. In particolare è comune la protesi al ginocchio, un rivestimento metallico che viene applicato chirurgicamente all’articolazione usurata sia dal lato del femore che da quello della tibia. La protesi è composta da leghe metalliche, principalmente titanio, intervallate da  polietilene per facilitarne lo scorrimento. La protesi potrà essere totale o parziale (monocompartimentale) se riveste solo una parte del ginocchio.

Il tempo di recupero dopo l’operazione e la scomparsa del dolore dipendono da paziente a paziente. La durata della protesi è variabile, adesso con i materiali di ultima generazione si parla di sopravvivenza degli impianti oltre i venti anni. Inoltre dopo l’operazione si può tornare a praticare sport, anche quelli più usuranti come la corsa, il tennis, la bici e altro ma possono questi ultimi portare ad un’usura precoce della protesi.

 

 

 

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